venerdì 26 luglio 2019

Il lessico parlamentare di Aldo Moro

Aldo Moro (Maglie 1916 - Roma 1978) fu uno dei fondatori della Democrazia Cristiana e rappresentante all’Assemblea Costituente come membro della Commissione dei 75 che elaborò la prima bozza della Costituzione italiana. Fu eletto alla Camera dei deputati dalla I alla VII legislatura.

Aldo Moro fu sottosegretario agli Esteri già nel V Governo De Gasperi (23 maggio 1948 - 27 gennaio 1950) e più volte Ministro fino alla Presidenza del Consiglio dei Ministri in tre governi consecutivi, dal 4 dicembre 1963 al 24 giugno 1968 e poi successivamente con altri due governi dal 23 novembre 1974 al 29 luglio 1976.

Dal marzo 1959 al gennaio 1964 fu segretario nazionale della Democrazia Cristiana e da questa posizione preparò l’alleanza tra il mondo cattolico e i socialisti di Pietro Nenni, in stretta collaborazione con Amintore Fanfani che il 26 luglio 1960 prese le redini del suo terzo governo nato dopo le dimissioni di Tambroni. Con la loro efficace opera di mediazione, dopo il Congresso democristiano di Napoli del 1962, il partito si convinse ad avviarsi verso quello che sarà poi noto come il centro-sinistra “organico” che Moro stesso presenterà con il suo I Governo del 4 dicembre 1963.

Da questo momento, con una prudente opera di mediazione, prima come presidente del Consiglio dei ministri e poi, dal 1975, come presidente del Consiglio Nazionale del partito, diede vita a quella “strategie dell’attenzione” che puntava al coinvolgimento del Partito Comunista e soprattutto delle forze sociali che si riconoscevano nella proposta politica di Luigi Berlinguer.

Questo processo di avvicinamento tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista avrebbe dovuto realizzarsi con il IV Governo Andreotti che si formò l’11 marzo 1978. Il 16 marzo, nello stesso giorno in cui si doveva votare la fiducia alla Camera dei deputati, un’ora prima dell’apertura della seduta, le Brigate Rosse rapirono Aldo Moro in via Fani, a Roma, e uccisero i cinque uomini della sua scorta.

Dopo 55 giorni di prigionia, il 9 maggio 1978, il corpo di Aldo Moro fu rinvenuto in un’automobile in via Caetani, in pieno centro di Roma [1].

Il lessico di Aldo Moro è stato spesso preso come esempio del “politichese” tipico della Prima Repubblica, quel linguaggio ricercato, oscuro, evasivo, ricco di termini specialistici, astrazioni e tautologie che contribuì ad allontanare gli elettori dai partiti e dall’impegno politico favorendo la dissoluzione dei partiti tradizionali [2].

La maggiore studiosa del linguaggio politico di Moro, Paola Desideri, ha già ampiamente dimostrato come nei suoi discorsi Aldo Moro facesse ricorso a “opzioni lessicali molto selezionate, acute, estremamente meditate, tanto da indurre lo statista in innumerevoli occasioni enunciative a discettare metalinguisticamente sul significato contestuale delle espressioni adottate” [3]. Insomma, da esperto docente universitario di Diritto penale quale era, l’oratore dedicava un’attenzione meticolosa al linguaggio adottato e ai suoi meccanismi retorici con la chiara intenzione di favorire l’esposizione e l’argomentazione tenendo conto del contesto, l’aula parlamentare, e dei suoi destinatari, i deputati.

Nella vulgata giornalistica dell’oscurità del linguaggio di Moro c’è molta mitologia. Se osserviamo l’indice Gulpease [4] di leggibilità dei suoi discorsi (pari a 43,1 su un massimo di 100) e lo confrontiamo con quello dei trenta leader del corpus LP4, possiamo vedere come non vi siano differenze così marcate con altri leader suoi contemporanei, come Spadolini (43,4), Andreotti (44,2), Fanfani (44,4). Tra tutti, Cossiga presenta il valore di leggibilità più basso (41,4). Gli stessi leader della Seconda Repubblica, come Berlusconi (46,3) e Bossi (47,1), non sono così distanti. L’unico a distaccarsi nettamente è Bersani (55,5).

(Cliccare sull'immagine per ingrandire)



Rispetto a questi valori è necessario tenere presente che gli autori del Gulpease individuano tra 40 e 60 la soglia di leggibilità “facile” per lettori dotati di un livello di istruzione di scuola superiore. Ma poi il salto è subito notevole per i lettori con licenza media che trovano difficile comprendere un testo con un valore di leggibilità tra 50 e 60; molto difficile tra 35 e 50. Per un lettore con licenza elementare sotto il valore di 55 il testo è quasi incomprensibile. Su questo si potrebbero fare molte considerazioni che riguardano il linguaggio dei politici in generale, ma per gli approfondimenti è sicuramente preferibile rifarsi al dibattito specialistico sul tema [cfr. 4].

Con riferimento ai contenuti e alle forme linguistiche vere e proprie, quello che caratterizza il lessico di Aldo Moro è “il grigio linguaggio della mediazione”, messo in evidenza nel titolo di un articolo di Tullio De Mauro apparso su Paese Sera del 17 marzo 1978, ma anche il raffinato linguaggio di un intellettuale che ha operato con la massima dedizione per ampliare la base democratica delle istituzioni politiche italiane.

Credo che sia il caso di chiarire subito che la famosa locuzione “convergenze parallele” non è mai stata pronunciata da Aldo Moro [5], sebbene il concetto che essa sottende sia stato effettivamente enunciato nel suo intervento al Congresso della Democrazia Cristiana del 1959 durante il quale fu eletto segretario nazionale. Queste furono le parole di Moro:
 “in tale direttrice diviene indispensabile progettare convergenze di lungo periodo con le sinistre, pur rifiutando il totalitarismo comunista”. 
Fu poi Eugenio Scalfari, in un suo articolo su L’Espresso del 24 luglio 1960 (pagg. 6-7) a fissare definitivamente la formula nella memoria degli italiani: 
“Il capolavoro di Aldo Moro, che corona sedici mesi di permanenza alla segreteria politica della DC, è una definizione di due parole «convergenze parallele». Con questa trovata linguistica, che a molti è sembrata una cineseria, Moro è riuscito a realizzare un miracolo al quale nel suo partito non credeva più nessuno: quello di ricostituire in Parlamento la tradizionale maggioranza tra i quattro partiti del vecchio centro democratico. Le convergenze parallele hanno soddisfatto tutti”.
Lo stesso Moro, intervenendo alla Camera dei deputati, nella seduta del 12 luglio 1961 in cui si votava una mozione di sfiducia di Pietro Nenni sul III Governo Fanfani, ricorda questo episodio:
“E’ nato così un governo di convergenza democratica, invece che un governo di coalizione. Una formula, quella della convergenza, sulla quale si è discusso lungamente, sulla quale si è anche ironizzato da varie parti”. (Atti parlamentari, Leg. III, sed. 476, pag. 22983).
Nei prospetti che seguono, l’analisi del lessico di Aldo Moro è suffragata da evidenze lessicometriche che non sostituiscono le analisi qualitative dei linguisti e di alcuni commentatori più attenti, ma piuttosto le integra e forse suggerisce qualche nuova pista di ricerca e anche (lo dico con umiltà) qualche correzione di tiro.

Il sub-corpus di Aldo Moro nel corpus LP4 è costituito di 49 interventi dalla I alla VII legislatura per un totale di 261.726 occorrenze e 16.160 parole distinte.

Nell’analisi del lessico di un autore è sempre importante individuare le parole che egli nei suoi discorsi sovra-utilizza o sotto-utilizza rispetto ad altri autori con i quali può essere messo a confronto. Nel nostro caso il confronto è effettuato con gli altri leader del corpus. Ecco quindi che con una procedura statistica di estrazione delle parole specifiche (test della ipergeometrica) si costruisce un lessico numericamente inferiore al complesso delle parole diverse utilizzate (16.160) ma tutte aventi una probabilità inferiore a 1 su 1000 di essere state scelte come evento casuale.

Il vocabolario delle parole specifiche sovra—utilizzato secondo questo criterio - è rappresentato da 1.120 parole. Se escludiamo le parole grammaticali o funzionali (quelle che convenzionalmente vengono anche dette “parole vuote”), i numeri e le date, il vocabolario restante contiene 860 forme (compresi i nomi propri, i pronomi e i poliformi) sulle quali si possono compiere delle osservazioni interessanti.

Tab. 1 - Vocabolario delle parole specifiche sovra-utilizzate nel corpus di Aldo Moro.

Dal vocabolario completo della tabella 1 possiamo selezionare alcune delle forme più interessanti tra le prime 50 di ciascuna categoria grammaticale (le forme con categoria ambigua J sono state riclassificate tramite le concordanze). Le forme sono ordinate secondo il rango.

Nomi
Verbi
Aggettivi
Governo
Partiti
sviluppo
problemi
azione
libertà
pace
responsabilità
soluzione
programma
vita
impegno
base
realtà
esigenze
Europa
collaborazione
equilibrio
sicurezza
accordo
rapporti
solidarietà
iniziativa
obiettivi
volontà
attuazione
necessità
significato
processo
attività
quadro

 desidero
 crediamo
 garantire
 assumere
 propone
 rilevare
 ritiene
 intendiamo
 svolgere
 superare
 favorire
 costituisce
 sottolineare
 costituiscono
 confermare
 attuare
 precisare
 offrire
 adottare
 perseguire
 valutare
 promuovere
 provvedere
 corrispondere
 ribadire

 democratica
 possibile
 difficile
 sociale
 internazionale
 comune
 democratico
 economica
 piena
 complesso
 maggiore
 efficace
 essenziale
 fondamentale
 responsabile
 fondamentale
 libera
 necessaria
 pacifica


Nell’elenco, necessariamente incompleto per ragioni di sintesi, si ritrovano tutte le parole della mediazione pragmatica, della modalità fattiva, dell’agire, del fare, della propensione ad affrontare i problemi, a valutarne la complessità, a trovare soluzioni e a perseguire obiettivi.

Se prendiamo in considerazione alcune espressioni specifiche che, per loro natura, sono più dense di significato rispetto alle parole “isolate”, sebbene meno frequenti, queste caratteristiche del lessico di Moro appaiono ancora più evidenti.

Tab. 2 - Espressioni specifiche sovra-utilizzate nel corpus di Aldo Moro.

Tra le più significative in ordine di occorrenza troviamo:



 equilibrio politico
 realtà politica
 azione politica
 linea politica
 area democratica
 politica di stabilizzazione
 pacifica convivenza
 soluzione dei problemi
 soluzione della crisi

 formula di governo
 difesa della libertà
 difesa democratica
 dialettica democratica
 formula politica
 attenta considerazione
 piena consapevolezza
 armonico sviluppo
gestione del potere
 profonda convinzione
 reciproco rispetto
 maggioranza organica
 ispirazione cristiana
 operante solidarietà
 volontà di collaborazione

Infine, l’originalità del lessico di Moro è rappresentata nella tabella 3 in cui sono indicate tutte le espressioni esclusive.

Tab 3 - Espressioni esclusive di Aldo Moro.

Qui si individuano alcune delle locuzioni e dei sintagmi più tipici dell'oratore, sui quali spesso si è anche ironizzato per la loro astrattezza:



 fisionomia politica
 preoccupata attenzione
 utile contatto
 coefficiente essenziale

 feconda convivenza
 generosa dedizione
 ordinato progresso
 positivo apprezzamento

 posizioni differenziate
 riesame critico
 rigoroso accertamento

Nella retorica di Aldo Moro l'utilizzo della metafora è relativamente rara [6]. La presenza di verbi idiomatici o di verbi frasali che danno chiare indicazioni sul linguaggio metaforico è del 2,7 per mille parole: nel corpus LP4 il leader con linguaggio metaforico più spiccato è Pierluigi Bersani, con 6,1 per mille, quello con valori più bassi è Francesco Cossiga con 1,7 per mille. Aldo Moro si colloca quindi tra i leader poco propensi all'utilizzo del linguaggio figurato.

Come si osserva nel prospetto seguente, le forme metaforiche, quando presenti,  sono convenzionali o rituali, tipiche del discorso giuridico e dell'argomentazione astratta.

Tab. 4 - Verbi idiomatici sovra-utilizzati di Aldo Moro - >9 nel corpus - Prob. <0.01

Verbi idiomatici di alta frequenza (lemmi)
Verbi idiomatici di media/bassa frequenza (lemmi)
Verbi idiomatici esclusivi (forme grafiche)
tenere conto (58)
fare riferimento (26)
venire meno (20)
prendere in considerazione (16)
tenere presente (15)

avere presente (19)
mettere in luce (14)
mettere a punto (13)
prendere in esame (6)
perdere di vista (5)
prendere le mosse (5)
fare fede (4)
stare a vedere (3)
farsi valere (3)
fare il punto (3)

è in corsa (1)
abbiamo dalla nostra (1)
avere buone carte (1)
sondare il terreno (1)


Per concludere questa prima riflessione sul lessico parlamentare di Aldo Moro, credo che sia esemplare il giudizio critico espresso da Paola Desideri nel suo intervento al convegno di Napoli dell'Associazione per la Storia della Lingua Italiana del 2014:
“Moro, adottando la retorica della mitigazione, dell'attenuazione, cui spesso sceglierà di fare ricorso specialmente nello spazio formale dell'emiciclo parlamentare per poter affrontare con la freddezza e la ratio necessarie le conflittualità della «nostra democrazia difficile», parlerà di «proporzione», di «disarmonia», di «incoerenza» tra società politica e società civile, all'ascolto della quale negli anni futuri mostrerà fortemente una particolare attitudine”.
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