Un anno è trascorso dal 22 ottobre 2022, il giorno in cui, con la cerimonia di giuramento della presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni e della sua compagine governativa, è entrato ufficialmente in carica il sessantottesimo esecutivo della Repubblica italiana. Il primo governo nella storia d'Italia ad essere presieduto da una donna e il primo governo della Repubblica che ha ottenuto la fiducia con il sostegno di una coalizione di destra-centro. Mi è sembrata una buona occasione per aggiornare il corpus Tpg48 delle dichiarazioni programmatiche di governo delle prime dieci legislature messo a punto da Sergio Bolasco alla fine degli anni Novanta e presentato analiticamente nel volume a cura di Massimo Villone e Alberto Zuliani, L'attività dei governi della Repubblica italiana (1948-1994), Il Mulino, 1998 [1].
Qui ho ricostruito un prospetto storico completo dei sessantotto governi della Repubblica, compresi i primi tre governi della transizione costituzionale che ottennero la fiducia all'Assemblea Costituente.
Tab. 1 - Legislature, governi, durata del governo e della crisi
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Il corpus (che sarà denominato Dpg68) è costituito dalle 68 dichiarazioni programmatiche pronunciate dai presidenti del Consiglio nelle sedi prescelte, la Camera dei deputati o il Senato, al fine di ottenere la fiducia del Parlamento. Diversamente dal Tpg48, non sono comprese nel corpus le repliche del presidente che di consueto portano al completamento della procedura con il voto finale di fiducia.
Tab. 2 - Misure lessicometriche del corpus Dpg68
Occorrenze | N | 507.379 |
Forme grafiche | V | 23.641 |
Type/Token ratio | (V/N)*100 | 4,66 |
Percentuale di hapax | (V1/V)*100 | 42,33 |
Frequenza media | N/V | 21,46 |
Qui di seguito c'è una descrizione dettagliata di ciascuna dichiarazione.
Tab. 3 - Lunghezza del discorso delle dichiarazioni programmatiche di governo espressa in numero di occorrenze e di pagine di testo
Il discorso più lungo - 33 pagine - è stato pronunciato da Aldo Moro (1974), per la presentazione del suo quarto governo, e il discorso più breve - 3 pagine - da Paolo Gentiloni (2016).
L'osservazione e l'analisi statistica dei dati testuali ricavati da un corpus di testi si basa prima di tutto sulla costruzione di una matrice righe per colonne. Il corpus Dpg68 si presenta come una grande tabella che ha sulle righe le 23.641 forme grafiche (le parole) e sulle colonne le 68 dichiarazioni identificate dal nome del presidente del Consiglio (seguito da un numero progressivo quando i governi sono più di uno). Un modello matematico di analisi delle corrispondenze, applicato alle 4.752 forme con soglia di frequenza maggiore o uguale a 10, permette di calcolare la similarità dei profili riga (forme) e dei profili colonna (dichiarazioni). La distanza tra i profili è rappresentabile su un grafico (Figura 1) che sintetizza la similarità dei discorsi programmatici tra di loro. Semplificando molto il modello possiamo affermare che i punti più vicini tra loro sulla mappa identificano i discorsi che utilizzano le stesse parole, mentre quelli più lontani utilizzano parole diverse [2].
Fig. 1 - Mappa di similarità dei discorsi programmatici (Piano F1-F2)
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Come si può osservare il piano fattoriale descrive una nuvola di 68 punti, ognuno dei quali corrisponde a un discorso programmatico. La nuvola si presenta con un tipico andamento a parabola che dal III (--) quadrante prosegue nel IV (-+) per poi estendersi nel I (++) e infine nel II (+-). Questo andamento sembrerebbe l'effetto di un fenomeno complesso spiegato solo in parte dalla disposizione cronologica dei governi lungo l'asse delle ascisse. Infatti in senso orizzontale da sinistra a destra si riproduce marcatamente la distinzione tra i governi della Prima Repubblica (quadranti IV e III: 1948-1992) e i governi della Seconda Repubblica (quadranti I e II). Tuttavia, in modo altrettanto deciso, vediamo come lungo l'asse delle ordinate, dal basso verso l'alto, si riproducano cronologicamente anche le principali coalizioni che in sede parlamentare hanno offerto il loro sostegno politico alla formazione dei governi: ricostruzione, centrismo, centrosinistra e pentapartito.
Ciò che rende simili i discorsi programmatici dei presidenti del Consiglio nelle fasi qui evidenziate è condizionato da cambiamenti del lessico, delle forme espositive e delle retoriche utilizzate rispetto ai problemi e agli obiettivi esposti in ciascun programma di governo.
Tab. 4 - Primi dieci sostantivi in ordine di frequenza in tutto il corpus Dpg68 e secondo il periodo politico
Intero corpus dei discorsi (max: 2.923; min: 599) | governo, paese, Italia, parlamento, sviluppo, problemi, azione, legge, riforma, impegno
|
Ricostruzione (max: 71 ; min: 28) | Stato, miliardi, sforzo, programma, trattato, pace, libertà, difesa, ricostruzione, collaborazione |
Centrismo (max: 116 ; min: 58) | Stato, partiti, programma, piano, approvazione, lavoro, situazione, Costituzione, progresso, difesa |
Centrosinistra (max: 221 ; min: 158) | piano, Stato, attuazione, partiti, obiettivi, sistema, lavoro, situazione, regioni, quadro |
Pentapartito (max: 131 ; min: 95) | Stato, sistema, responsabilità, interventi, Europa, attività, società, processo, attuazione, obiettivi |
Bipolarismo (max: 181 ; min: 102) | cittadini, lavoro, sistema, Stato, Europa, mondo, fiducia, crescita, società, imprese |
La tabella 4 offre qualche indicazione sul cambiamento avvenuto rispetto ai temi più rilevanti dei programmi di governo. I primi dieci sostantivi dell'intero corpus sono presenti anche tra le prime posizioni nei periodi politici evidenziati e pertanto non sono ripetuti. Nei discorsi di ciascun periodo alcuni sostantivi hanno un carattere fortemente simbolico: trattato, pace e libertà, per la Ricostruzione; Costituzione, progresso e difesa (della moneta, dei lavoratori, del regime repubblicano), per il Centrismo; piano (bilaterale, comunitario, pluriennale, di rinascita), attuazione (del programma, dell'ordinamento regionale, della Costituzione), regioni, per il Centrosinistra; responsabilità (civile dei magistrati, del governo, della maggioranza), Europa, processo (di innovazione, di distensione, di riforme istituzionali), per il Pentapartito; cittadini, lavoro, sistema (previdenziale, delle autonomie, tributario), per il Bipolarismo.
Le similarità e le divergenze tra i discorsi programmatici sono più evidenti se si osservano le posizioni di alcuni sostantivi e polirematiche sul piano fattoriale (Figura 2), in particolare rispetto al primo asse (orizzontale) sul quale si contrappongono i temi caratteristici dei programmi della Prima Repubblica (semi-asse con segno negativo), rispetto ai programmi della Seconda Repubblica (semi-asse con segno positivo).
Fig. 2 - Selezione di sostantivi e polirematiche (Piano F1-F2)
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[La nuvola dei punti che rappresenta la proiezione sul primo piano fattoriale delle 4.752 forme grafiche è visualizzatile qui: Figura 2a]
I programmi dei governi del sistema proporzionale presentano profili simili che si aggregano intorno alle coalizioni politiche storicamente più definite e durevoli. Invece nei governi del maggioritario sembrerebbero avere poco peso i due orientamenti politici maggiori del bipolarismo: centrodestra e centro sinistra.
Le forme sovra-utilizzate che si dispongono lungo il primo asse rappresentano bene i cambiamenti avvenuti nel corso del tempo sia rispetto al lessico politico che rispetto ai temi illustrati dei presidenti del Consiglio nelle dichiarazioni programmatiche. Ne sono un esempio:
- politica di sviluppo vs/ crescita
- miseria vs/ povertà
- emigrazione vs/ immigrazione
- mano d'opera vs/ posti di lavoro
- patto atlantico vs/ Unione Europea
- iniziativa privata vs/ sostenibilità
Il primo fattore è fortemente condizionato da alcune forme che si presentano in modo specifico e singolare come pandemia, donne, fisco, federalismo, identità. Tuttavia il fattore tempo, come accennato in precedenza, si presenta in modo complesso disponendosi anche significativamente lungo l'asse delle ordinate, in particolare nel semipiano sinistro delle ascisse. Non è difficile identificare le coalizioni politiche della Prima Repubblica nelle aggregazioni di forme vicine tra loro rispetto a quelle che se ne distanziano.
Un quadro più completo delle forme sovrautilizzate da ciascun presidente del Consiglio è rappresentato dal prospetto seguente.
Tab. 5 - Selezione di sostantivi, polirematiche e lemmi dei verbi più significativi nei discorsi di ciascun presidente del Consiglio dei ministri
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Come si è osservato nel commentare la figura 1, se l'asse delle ascisse riproduce in parte la cronologia e i temi che hanno caratterizzato i discorsi programmatici, con più difficoltà si riesce a interpretare il contenuto del secondo fattore, rappresentato dall'asse delle ordinate.
Per tentare una interpretazione possiamo ricorrere al quadro teorico utilizzato da Pascal Marchand per un suo importante lavoro sulle dichiarazioni programmatiche (discours de politique génerale) dei primi ministri della Quinta Repubblica francese [3]. La struttura dei dati, i riferimenti storici e le modalità di comunicazione sono identiche. Tenendo conto delle differenze tra le due lingue, possiamo supporre che le caratteristiche del linguaggio politico individuate da Marchand nel suo corpus siano riscontrabili anche nel corpus Dpg68.
Pascal Marchand formula le sue ipotesi interpretative basandosi sul lavoro di Jean-Léon Beauvois e Rodolphe Ghiglione [4]. Nella costruzione di una frase il parlante compie due operazioni tra loro indipendenti: la scelta delle parole adatte a esprimere il suo pensiero e la combinazione di esse in una sequenza di senso compiuto. L'operazione di scelta avviene sulla base di associazioni suggerite dalla memoria, in cui le parole (il lessico) sono in relazione tra loro in quanto appartengono allo stesso paradigma, mentre l'operazione di combinazione delle parole in una frase avviene in conformità di un sistema di regole (la sintassi) e quindi sulla base di un rapporto sintagmatico.
Nella produzione di un discorso, il parlante sviluppa il suo stile personale manipolando queste due diverse disposizioni verso la comunicazione linguistica. Il prevalere dell'una o dell'altra dipende dal contesto e dalle intenzioni del parlante. In sintesi si tratta di decidere se è più importante parlare di qualcosa (e quindi costruire un universo di oggetti) oppure di parlare a qualcuno (e quindi costruire un universo di relazioni). La scelta degli ingredienti di un discorso dipende dal bilanciamento di queste due predisposizioni del parlante. In un discorso in cui prevale il registro paradigmatico la scelta delle parole è più precisa, il lessico è più articolato; per contro la propensione a utilizzare un registro sintagmatico mette in luce il posizionamento critico del parlante rispetto agli interlocutori e al contenuto stesso della comunicazione.
Negli anni Novanta del secolo scorso, Ghiglione e i suoi collaboratori misero a punto un software dedicato all'analisi cognitiva-discorsiva dei testi denominato Tropes [5] all'interno del quale questi concetti vengono resi operativi fino a identificare degli indicatori linguistici che, con l'analisi automatica del testi digitalizzati, permettono di individuare e classificare le categorie grammaticali e semantiche [6].
Lo schema seguente è il risultato di una equivalenza sostanziale tra gli indicatori dell'atteggiamento sintagmatico (SA) e paradigmatico (PA) in lingua francese e in lingua italiana che qui presento solo come ipotesi di lavoro.
Nell'atteggiamento SA sono prevalenti i seguenti indicatori:
- pronomi personali di prima e seconda persona (singolare e plurale);
- pronomi e aggettivi possessivi di prima e seconda persona (singolare e plurale);
- sequenze ego e sociocentriche con riferimenti al parlante nel discorso oppure a coloro cui si rivolge (io credo, io penso, secondo me, vedete..., voi sapete che...).
Un atteggiamento PA vede l'utilizzo prevalente di:
- Forme verbali alla terza persona singolare, in cui il soggetto è il governo (in massima parte) oppure il paese o il parlamento (il governo dovrà, propone, intende, si accinge, si impegna, considera...)
- Nomi astratti, che denotano la tendenza del parlante all'astrazione concettuale (problema, responsabilità, crisi, società, maggioranza, sicurezza...) che si associa all'uso di un vocabolario settoriale o specialistico (stabilità, legislatura, opportunità, consapevolezza, strategia, congiuntura, convergenza...);
- connettivi (congiunzioni, avverbi, preposizioni o locuzioni) che indicano una marcata elaborazione sintattica con frasi coordinate e subordinate (e, ed, o, oppure, ma, tuttavia, perché, poiché, in primo luogo, per quanto riguarda...).
Gli indicatori della disposizione del parlante verso il registro sintagmatico e paradigmatico si presentano in ogni discorso con incidenze diverse; il confronto tra le frequenze relative per 10.000 occorrenze di ciascun "gruppo" di indicatori permette di apprezzare la prevalenza dell'uno o dell'altro atteggiamento. Il risultato di queste osservazioni nei sessantotto discorsi programmatici è riportato in dettaglio nella tabella 6.
Tab. 6 - Incidenza per 10.000 occorrenze degli indicatori di atteggiamento sintagmatico e paradigmatico del parlante nei discorsi programmatici programmatici di governo
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Nel grafico seguente, in cui si riprende la mappa di similarità dei discorsi programmatici della Figura 1, i discorsi sono evidenziati in rosso, quando è marcatamente prevalente l'atteggiamento sintagmatico, e in blu, quando è prevalente l'atteggiamento paradigmatico.
Fig. 3 - Disposizione prevalente in senso sintagmatico e paradigmatico dei discorsi programmatici di governo (Piano F1-F2)
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La distribuzione dei punti sul piano fattoriale suggerisce una caratterizzazione in senso paradigmatico dei discorsi programmatici rappresentati nel IV quadrante che fanno riferimento ai governi delle coalizioni di Centrosinistra e del Pentapartito. Nel II quadrante troviamo invece la maggior parte dei discorsi caratterizzati da un atteggiamento sintagmatico. La complessità del modello si evidenzia anche per la presenza di tre discorsi con disposizione sintagmatica nel III quadrante (De Gasperi 3, De Gasperi 4 e Pella). Così come appare con una prevalente disposizione paradigmatica il discorso di D'Alema nella presentazione del suo primo governo. I discorsi di Berlusconi 2, Berlusconi 3, Prodi 2 e Letta, sebbene nettamente orientati in senso sintagmatico, sono egualmente caratterizzati dalla presenza significativa di indicatori del registro paradigmatico.
L'atteggiamento sintagmatico appare coerente con la forte personalizzazione della politica inaugurata nel 1994 con la discesa in campo di Silvio Berlusconi e proseguita fino a oggi arrivando a caratterizzare anche un presidente esterno alla politica, come Giuseppe Conte, e un tecnico a-politico come Mario Draghi. Il presidente del Consiglio di un sistema bipolare, nel quale la sua nomina a "premier", sebbene certificata dalla nomina costituzionale del presidente della Repubblica, è già implicitamente legittimata dal voto, tende a tenere un discorso di insediamento in cui rimarca l'assunzione di responsabilità personali e di punti di vista soggettivi (indicati dalle forme verbali in prima persona singolare), presta la massima attenzione alle forme inclusive della prima persona plurale, declinata anche come quarta persona (il nostro governo; il nostro impegno), si rivolge spesso direttamente agli interlocutori presenti nell'aula (chiedo a voi la fiducia; sta a voi non deluderci; il presidente del Consiglio ha bisogno del vostro aiuto) [7]. Di certo, l'atteggiamento paradigmatico evita al massimo il ricorso a queste forme di relazione personale e interpersonale, preferendo invece formule astratte o impersonali, evocate dalla terza persona singolare del verbo (il governo auspica, considera, conferma, intende...).
L'analisi lessicometrica indica un percorso da seguire, ma la validazione di questa ipotesi interpretativa richiede un'attenta osservazione qualitativa delle strutture retoriche, grammaticali e sintattiche. Sempre restando nei confini della statistica linguistica, l'argomento può essere ripreso, riesaminando in questa ottica anche i discorsi del più ampio corpus del linguaggio parlamentare e facendo affidamento su un lungo articolo di Pascal Marchand in cui si presentano più diffusamente gli indicatori dell'atteggiamento paradigmatico e sintagmatico [8].
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